Friendly Feuer

venerdì 29 settembre ore 21:30

Friendly Feuer
(una polifonia europea)

 

con
Eva Allenbach, Tony Allotta, Marta Gilmore, Armando Iovino , Vincenzo Nappi
Regia e drammaturgia scenica a cura di Marta Gilmore
Una produzione Isola Teatro
promozione PAV
con il sostegno di CDM – Centro Didattico Musicale, Roma; Crowdarts
Friendly Feuer fa parte di
Guerre Conflitti Terrorismi, progetto a cura di Teatro di Roma
con l’alto patrocinio di Istituto Svizzero

Un taccuino bianco, una distesa di neve. Di pagina in pagina viene abitato, scritto, strappato e poi steso nuovamente a coprire membra, parole, scie mute di azioni già finite. In un’epoca che ti definisce per quello che “fai”, proprio quando questo fare si fa più evanescente, confuso e instabile, nel momento di un centenario che mediaticamente celebra un eccidio quasi dimenticato, facciamo capolino sui campi della Grande Guerra Europea. “Non passa lo straniero” si cantava quando il nemico risiedeva entro i confini di Schengen. Oggi sono altri i cimiteri dei morti senza nome e per loro non suona la fanfara.

Disertare, impazzire, sottrarsi, non già come presa di posizione di un soggetto collettivo, perché di questo bisogna pur essere capaci. Solo il singolo, fragile, e invisibile atto individuale di chi si arrende. Oggi come allora il fuoco amico, che dà titolo al lavoro, ti toglie il lustro di una fine gloriosa. Resta il silenzio, frammenti di discorsi, di lingue, e di esseri umani. Resta un corpo ritto, le mani alzate, i piedi affondati in mezzo a cumuli di carta strappata. Spalle a chi guarda, di armi non ne ha.
Sparate al disertore.
Sulla scena le tante possibili declinazioni del friendly feuer in una narrazione frammentata e corale, una polifonia europea che ricorre ai linguaggi del contemporaneo per dialogare con la storia, rifuggendo la retorica delle celebrazioni. Così, utilizzando una narrazione non descrittiva né lineare, le vicende individuali di diserzione, nevrosi di guerra e suicidio vengono giustapposte a domande relative a un presente precario e a suo modo feroce. Concetti quali nemico, straniero, codardia, coraggio e patria sono coniugati al passato come al presente, senza fornire risposte esaustive. Mentre, gli interpreti passano da una lingua all’altra mescolando fra loro i diversi dialetti, nel ricordo di una generazione di fanti spesso semianalfabeti che andò alle armi nel ‘mondo di ieri’.
“In un’Europa instabile e segnata da una crisi che diventa condizione esistenziale permanente, la tragedia del singolo, quale che fosse la sua identità nazionale e linguistica, a fronte di una modernità feroce, parla a noi e di noi più che mai – racconta la regista Marta Gilmore – Il nemico, l’altro, i confini, oggi che per entrare in Europa si muore, e per restarci si finisce strozzati dai debiti, sono parole che meritano nuove domande, nutrite dalla consapevolezza di un passato tuttora doloroso”.
La rielaborazione di quegli eventi, nel centenario della Prima Guerra Mondiale, e l’utilizzo pubblico della memoria, sta a fronte di una domanda sul ruolo della scrittura nel 14-18 come oggi, e sulla “materia” di cui è fatta la memoria, cartacea o virtuale che sia. Per questo la scenografia è costituita da un gigantesco block notes bianco a terra, che è sia perimetro scenico che spazio di scrittura, e che prosegue in verticale in un telo in pvc utilizzato come schermo da proiezione. Durante lo spettacolo, le pagine di questo taccuino vengono voltate, fatte a pezzi, riparate. I mucchi di carta stracciata che si producono con il progredire dello spettacolo diventano di volta in volta neve, buste d’archivio da cui estrarre brandelli di storie, terra che riempie i sacchetti delle trincee, terra sotto la quale strisciare, terra desolata.
La scrittura dunque come azione scenica che sostituisce la parola detta, o letta: lettere, diari, messaggi, che urlano in silenzio, con la potenza evocativa di chi scrive per immagini e non per concetti. Montata su elmetto, azionata e manovrata dagli stessi attori, una videocamera live riprende queste scritte, come altri momenti dello spettacolo, in cui la videoproiezione non è commento, ma strumento per fornire un altro punto di vista e declinare nuovamente i rispettivi schieramenti. Chi si muove di spalle viene ripreso in faccia, chi penetra “sotto” appare sopra. Il nemico è lì, ma lì dove? E se fosse ancora un “fuoco amico”, a spararci addosso?

Per approfondimenti
http://www.isolateatro.com/friendly-feuer-una-polifonia-europea/

Appuntamenti, Teatro

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