Un Galileo a Milano

24 ottobre 2017, ore 17

presentazione del libro Un Galileo a Milano

(Einaudi, 2017)

Ne discutono – insieme all’autore – Laura Montanari (la Repubblica), Sergio Luzzatto (storico, Università di Torino), Alberto Negrin (regista). Reading a cura di Giovanni Guerrieri della compagnia I Sacchi di Sabbia. La presentazione è arricchita dalle proiezioni di immagini e filmati dal repertorio d’archivio di Alberto Negrin, allora aiuto regista di Strehler.

Massimo Bucciantini racconta qui un pezzo di memoria italiana: la biografia di uno spettacolo teatrale. Non è infatti un personaggio in carne e ossa il protagonista di questo libro. Ma è un po’ come se lo fosse perché tutti accorrono per vederlo, tutti fanno lunghe file al botteghino per ammirarlo. È il Galileo di Bertolt Brecht, messo in scena per la prima volta in Italia nel 1963, al Piccolo Teatro di Milano, con la regia di Giorgio Strehler. Un Galileo che giunge a Milano alla fine di un lungo viaggio. Prima di arrivarci, il lettore attraverserà con Brecht mezza Europa e gli Stati Uniti, osservandolo mentre lavora alla sua opera piú sofferta e piú celebre. E poi farà il suo ingresso nella sala del Piccolo per assistere a uno spettacolo memorabile. Che destò scandalo. Al centro di questa storia ci sono un teatro e una città, nella temperie degli anni Sessanta. Una storia emozionante.Milano, 21 aprile 1963. Una domenica sera. Sul palcoscenico del Piccolo Teatro una compagnia di oltre quarantacinque attori, un coro di bambini, e poi mimi, acrobati e un nano mettevano in scena Vita di Galileo di Bertolt Brecht con la regia di Giorgio Strehler. Era la prima volta che veniva rappresentata in Italia. Preceduto da prove interminabili che portarono alla chiusura del teatro per quaranta giorni, lo spettacolo durò oltre cinque ore e venne salutato da interminabili applausi. Ma fu molto piú di una rappresentazione teatrale. In quelle settimane accorati appelli giunsero all’arcivescovo di Milano perché intervenisse a mettere fine a quello che veniva considerato uno scandalo. Tant’è che in alcune chiese gruppi di fedeli organizzarono perfino delle veglie nel tentativo di esorcizzarlo. Tutto ciò accadeva in una delle città piú innovative d’Europa, crocevia di idee, volano della crescita economica italiana e laboratorio politico, dove a partire dal 1960 si stava sperimentando la prima giunta di centro-sinistra. Dentro a questo scenario un poeta e scrittore come Brecht e una figura- mito come Galileo, simbolo della battaglia per la libertà della scienza, svolsero un ruolo di primo piano. Un Galileo a Milano, dunque. Ovvero quello di Bertolt Brecht. Anzi, per essere piú precisi, di Strehler e Brecht. Perché accanto a Brecht è soprattutto Strehler – e con lui Paolo Grassi – il protagonista di questo libro.
Massimo Bucciantini insegna Storia della scienza all’Università di Siena. Tra le sue pubblicazioni: Galileo e Keplero (Einaudi 2003), Italo Calvino e la scienza (Donzelli 2007), Esperimento Auschwitz (Lezione Primo Levi, Einaudi 2011), Campo dei Fiori. Storia di un monumento maledetto (Einaudi 2015, Premio Viareggio-Rèpaci 2015).

 

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