Incontri sulla produzione artistica e i modelli di gestione per spazi culturali

29-30 settembre – ore 15

Incontri sulla produzione artistica e i modelli di gestione per spazi culturali


29 settembre, ore 15 – Lavorat* culturali e spazi liberati

Intermittenza, precarietà, diritto d’autore, agibilità, pagamenti dilazionati, finanziamenti, sistemi di valutazione, prestazione, flessibilità: il lavoro culturale è un territorio eterogeneo con alcuni tratti comuni che erano stati individuati contemporaneamente come aspetti problematici e terreno di lotta da una parte dei movimenti sociali degli ultimi anni. Tra il 2011 e il 2014 un movimento di recupero di spazi abbandonati ha provato a delineare linee di fuga dalla precarietà attraverso strategie di produzione collettiva, proseguendo questa ricerca fuori dal rumore dei media negli anni successivi. Non senza incappare in contraddizioni: catene di lavoro politico che come lavoro gratuito metteva a disposizione tempi ed energie per liberare pezzetti di reddito per altr* lavorat*, autoreddito come soluzione parziale e non sempre sostenibile per il bilancio degli spazi; e allo stesso tempo liberando però accenni di problematizzazione importanti su forme alternative di tutela del diritto d’autore, possibilità di neomutualismo, invenzione estetico-politica. Ripartiamo dalle contraddizioni incontrate nel percorso e dalle esigenze dei lavorat* della cultura.


30 settembre, ore 15 – Spazi liberati e gestioni sostenibili

Parlare di beni comuni ci aveva consentito di inventare nuovi modelli di riconoscimento che si liberassero parzialmente da alcune pastoie che la gestione normale degli spazi culturali, e teatrali in particolare, continua a subire, in parte a causa del funzionamento delle filiere della produzione, in parte per la distribuzione delle risorse e dei finanziamenti disponibili, cui la regolamentazione minuziosa degli obblighi e degli oneri contribuisce in modo non indifferente incidendo in particolare sulle realtà più piccole. Un riconoscimento istituzionale come quello prodotto dalla scrittura dal basso del regolamento da uso civico dell’Asilo a Napoli, replicata al Montevergini a Palermo e si spera prossimamente alla Cavallerizza di Torino, crea contemporaneamente più serene condizioni per la produzione culturale svolta collettivamente, e una contraddizione nell’istituzione che accetta la proposta. Ma non sempre le istituzioni, nei differenti contesti, hanno la volontà politica di intervenire in questo senso; nel frattempo, si sviluppano ragionamenti sulle economie e sulla sostenibilità degli spazi culturali, occupati e non, e le filiere della produzione continuano a lavorare nello stesso modo. Ragioniamo della sostenibilità delle nostre esperienze specifiche e proviamo ad articolare un dialogo complesso tra realtà molto differenti.

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