Teatro Rossi

Se non ci si scrivesse al di fuori Questo è un Teatro,
nemmeno Edipo ne indovinerebbe l’uso cui è destinato.

Francesco Milizia, Trattato completo, formale e materiale del teatro, 1771

 

Breve inquadramento storico-artistico

 Teatro Rossi - particolare di pianta

 

Nello stesso anno in cui Francesco Milizia pubblicava il suo Trattato completo, formale e materiale del teatro, il 1771, a Pisa sorgeva un altro teatro “moderno” come quelli da lui descritti: “i nostri teatri non soffrono descrizione, che per farli arrossire, e per animarci a correggerli”. Eppure, all’epoca il Teatro che oggi conosciamo come Teatro Rossi “rappresentava per la città un sensibile progresso e la realizzazione di un progetto vecchio già di alcuni anni”, come scrive Maria Ines Aliverti nel suo pionieristico saggio sul Rossi del 1985. Finalmente, anche la città di Pisa aveva un teatro pubblico funzionalmente adeguato alle nuove esigenze. La gestione del capomastro Orazio Cecconi, che l’aveva finanziato stilandone il progetto originario, poi corretto dall’architetto Zanobi del Rosso, fu rapidamente sostituita dalla gestione di Matteo e Gaetano Prini, che avevano co-finanziato l’impresa del Cecconi. Fin da subito, e per tutta la gestione dei Prini, durata fino al 1798, lo spazio fu intensamente utilizzato; la cura per questo spazio è dimostrata dai numerosi interventi decorativi che si svolgono anche durante la gestione dell’Accademia dei Costanti (1798-1820) e quella, ancora successiva, dell’Accademia dei Ravvivati (1822-1878). Il Teatro assumerà il nome di Ernesto Rossi, noto attore livornese del secondo Ottocento, con lo scioglimento dell’Accademia dei Ravvivati. La parabola declinante del Teatro Rossi è a questo punto già iniziata: la costruzione dei più capienti e moderni Teatro Politeama (1865) e Regio Teatro Nuovo, poi Teatro Giuseppe Verdi (1867) ne fanno non più il fulcro della vita teatrale pisana, ma un corpo secondario.

All’inizio del Novecento, si è ormai affermata l’idea del Teatro Rossi come spazio per teatro “leggero”; si tenterà un ennesimo restauro nel 1912, ma alla riapertura la destinazione sarà quella dell’operetta e dell’avanspettacolo. Per evitarne la probabile demolizione, in un momento di sventramenti urbani e disinteresse per il teatro, la Sovrintendenza all’Arte Medievale e Moderna di Pisa fa notificare il vincolo storico-artistico per il Teatro Rossi nel 1932. La Società del Teatro Rossi sarà costretta a dichiarare fallimento nel 1940, e il Teatro fu così acquistato dalla Cassa di Risparmio di Pisa, che a sua volta lo alienerà alla locale federazione fascista nel 1942. Con le sanzioni contro il fascismo del 1944, emanate dal governo Badoglio, il Rossi verrà incamerato dal demanio statale. Fu dato in affitto al Comune di Pisa nel 1946, anno dal quale lo stesso Comune lo darà in gestione a Luigi Bellini, che continuerà a organizzarvi sempre più rari spettacoli teatrali, conferenze politiche, incontri di pugilato, e – soprattutto – lo rilancerà come cinema.

La realizzazione della cabina di proiezione nella Sala Granducale, che ne danneggia gli affreschi, è il primo di una scellerata serie di interventi che nel corso del Novecento danneggeranno poco a poco il Teatro: seguiranno la sostituzione della volta, del tetto, dei ballatoi e dei sostegni del palco con opere in cemento armato, da parte del Genio Civile (1956), il tentativo, fortunatamente fallito, di smembrare il teatro e venderlo alla Cassa di Risparmio, che voleva convertire la zona del palco in “uffici, impianti di cucina e mensa per il personale”, come si legge nella denuncia di Italia Nostra del 1978.

Teatro Rossi - particolare di sezione

 

Sintesi e relazione informazioni raccolte dalla cronologia degli interventi ed il carteggio fra le istituzioni negli anni ’57 – ’90

Nel marzo 1957, ad una richiesta di accertamenti sullo stato di conservazione del patrimonio demaniale, proveniente dall’Amministrazione centrale, l’Ufficio tecnico erariale di Pisa rispondeva che l’edificio non presentava problemi statici. Nella tarda primavera del ’66 iniziano i lavori di ampliamento dell’adiacente Cassa di Risparmio di Pisa, ma nessuno tra i tecnici incaricati di seguire i lavori ha il minimo sospetto che gli scavi che ci sia appresta ad eseguire a ridosso delle fondamenta dell’edificio settecentesco ne possano compromettere la stabilità.

1966

Il Teatro Rossi viene dichiarato inagibile, per gli accessi inadeguati e le profonde lesioni apparsi sulle pareti che delimitano il palcoscenico, a seguito dei lavori presso la Cassa di Risparmio.

1970

La struttura del Teatro Rossi sembra aver trovato un equilibrio, mentre un procedimento giudiziario si appresta a riconoscere il nesso di causalità tra le lesioni ai muri perimetrali del Rossi ed i lavori di ampliamento dell’adiacente sede della Cassa di Risparmio.

1972

L’Intendenza di Finanza scrive al Sindaco:

“Il teatro è in concessione al Comune dall’1/7/1956 con vincolo di destinazione a sede di manifestazioni artistiche, culturali, sportive e teatrali aventi fini non di lucro. Rinnovato nel 30/6/1961, poi nel ’66. Poiché la destinazione per cui era stato concesso l’edificio non ha mai avuto attuazione (essendo invece stato usato come deposito di attrezzature varie) l’intendenza avrebbe potuto proporre la revoca del decreto di destinazione ma si è astenuta dal farlo per le richieste di rinnovo da parte del comune e a causa dei danni subiti dai lavori alla Cassa di Risparmio, e chiede dunque che l’amministrazione comunichi con urgenza i suoi intendimenti su eventuale restauro e cambio di destinazione per poter riferire al Ministero.”

Lo stesso anno la Cassa di Risparmio di Pisapropone di scorporare la zona del retropalco per trasformarla in spazi ad uso della banca. La Soprintendenza ai monumenti espresse parere contrario a tale ipotesi, da rivalutare nel caso in cui la banca si fosse accollata l’onere dell’intero intervento (compreso, cioè, il restauro della sala n.d.r.)

1973

Con sentenza 11-6-1973 il Tribunale di Firenze ha condannato la Cassa di Risparmio a pagare all’Amministrazione attrice L. 30.000.000 (più spese processuali).

1975-80: Nuovi progetti di  smembramento del Teatro Rossi

La cassa di Risparmio propone la trasformazione del volume del retropalco ricavano cinque piani da adibire in parte ad uffici e in parte a mensa aziendale. L’area scenica disponibile per il teatro sarebbe stata di 200 mq ca., sufficiente, secondo i proponenti, ad ospitare spettacoli che avessero richiesto un limitato ingombro di scene; le manifestazioni di maggiore dimensione sarebbero state “dirottate” al teatro Verdi.

Nel ’78 il comune di Pisa adotta un piano particolareggiato volto al restauro conservativo, eccezion fatta che per il retroplaco. Si delinea un atteggiamento diverso verso le due zone, dovuto al rinnovato interesse della Cassa di Risparmio, che, a fronte del finanziamento delle opere di restauro conservativo della quota di edificio da esse interessata, riproponeva l’uso per propri fini del volume del retropalco.

Quattro associazioni locali (Accademia dell’arte, Gioventù musicale italiana, Ordine architetti della toscana e la sezione locale di Italia Nostra) presentano altrettante osservazioni volte a sottolineare l’inopportunità della trasformazione, che avrebbe reso inutilizzabile anche la parte rimanente di teatro. L’amministrazione accolse le osservazioni e sottomise il teatro solo ed esclusivamente ad un restauro di tipo conservativo.

Teatro Rossi divenuto deposito comunale di oggetti smarriti e di biciclette
Teatro Rossi divenuto deposito comunale di oggetti smarriti e di biciclette

 

1981

In gennaio il teatro è affidato alla Soprintendenza. Nel 1984 la Cassa di Risparmio inizia il risanamento degli edifici a confine con il Rossi, segnalandone il deterioramento ed il degrado strutturale.

L’edificio del Teatro Rossi nel frattempo è sempre più bisognoso di interventi: le lesioni dei muri perimetrali nella zona del palcoscenico in condizioni normali non sembravano più pericolose, ma, in caso di scosse telluriche o di eccessive vibrazioni dovute al traffico avrebbe potuto diventarlo. Si intraprende la strada, impervia per mancanza di fondi, di piccoli, graduali, interventi di consolidamento che hanno consentito di garantire al teatro la sopravvivenza. La Soprintendenza reintegra la copertura, recuperandone la struttura lignea con resine epossidiche, e consolida le murature della zona del retroplaco, in attesa di poter effettuare il completo restauro del teatro restituendolo alla città. Nel 1986 il comune chiese la concessione d’uso del teatro per diciannove anni, ma il Comitato regionale di Controllo respinse lo schema di convenzione.

1990

Il Ministero dei Lavori Pubblici scrive all’Intendenza di Finanza per riferire del sopralluogo effettuato il 21/8/1990 insieme ai tecnici dell’Ufficio tecnico Erariale e della Soprintendenza. Non sono emersi indizi evidenti di ulteriore indebolimento delle singoli componenti strutturali ed architettoniche, ad esclusione del progressivo deterioramento dei materiali lapidei e delle malte impiegate. Si propone un’esauriente campagna di indagini geognostiche, di rilievi topografici e rilevazioni strumentali e periodiche volte a individuare la persistenza di cedimenti del terreno di posa delle fondazioni che hanno determinato lo spostamento relativo delle principali strutture murarie portanti, la destabilizzazione delle quali sembra essere la causa delle fessurazioni presenti sulle pareti esterne e sulle arcate a sesto acuto che sorreggono la copertura del tetto. Nel frattempo il MiBAC (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) ha approvato una perizia, redatta dalla soprintendenza, per l’attuazione di alcuni urgenti interventi di risanamento della copertura e ricucitura delle principali lesioni nelle murature e per la demolizione di alcune strutture lignee complementari pericolanti.

Teatro Rossi - deposito biciclette

Anni 2000:  prosecuzione degli interventi e uso del Teatro da parte di enti pubblici

Il capo di gabinetto del Ministero per i Beni e le attività culturali Dott. Oberdan Forlenza richiede in data 3 aprile 2000 una dettagliata relazione sulla questione inerente il Teatro Rossi di Pisa:

I lavori sin qui realizzati (a partire dal 1990 per un importo di circa 850 milioni) hanno riguardato:

  • la rimozione di intonaci fatiscenti dalle facciate affaccianti sulle pubbliche vie e salvaguardia della pubblica incolumità.
  • il restauro delle coperture dei corpi di fabbrica dell’ingresso e della relativa facciata.
  • il restauro delle coperture di scena.
  • il consolidamento delle decorazioni, eliminazione delle superfetazioni esistenti all’interno del monumento.
  • restauro delle murature in elevato con particolare riferimento a quelle dei palcoscenici, interessati dal dissesto degli anni ‘60.
  • rifacimento intonaci interni ed esterni restauro e consolidamento delle strutture della scena – graticciata e ballatoi.
  • restauro e consolidamento degli orizzontamenti dell’intero edificio, predisposizione delle canalizzazioni e delle dorsali impiantistiche, infissi.

E’ inoltre in corso una specifica ricerca, condotta con il Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Pisa (Prof. Natale Gucci – direttore prof. F. P . Cecati – incaricato del Corso di Restauro Architettonico), atta a verificare le condizioni statiche generali dell’edificio ed uno schema di adeguamento statico al fine di poter ripristinare le condizioni di agibilità perse in occasione del dissesto causato dai lavori condotti in adiacenti edifici.

La ricerca ha sin qui permesso di stabilire che

1.       l’edificio ha assorbito il dissesto

2.       i lavori sin qui effettuati hanno avuto un benefico effetto di stabilizzazione

3.       è possibile con modesti mezzi per nulla invasivi migliorare le caratteristiche statiche e prestazionali dell’edificio e di dotarlo della capacità di resistenza anche a spinte orizzontali indispensabili per certificare l’agibilità del teatro.

(…)

Ultimato il consolidamento e con esso le condizioni e la certificazione di agibilità il Teatro può comunque ospitare eventi nel frattempo utilizzando il palcoscenico e la platea.

Questo risultato costituisce una importante azione di restituzione, già peraltro sperimentata con una importante manifestazione legate a Schönberg nel 1998 allestita in accordo con l’Ente Teatro Verdi di Pisa e la Fondazione Cassa di Risparmio di Pisa.

L’architetto Direttore Coordinatore

ING. Francesco Paolo Cecati

Il soprintendente

Arch. Guglielmo Maria Malchiodi

 

Da tale relazione emerge dunque un quadro complessivamente non scoraggiante, assieme all’aperta intenzione dell’amministrazione di utilizzare il Teatro per iniziative pubbliche, cosa che in effetti avverrà con le giornate della lettura dantesca organizzata dalla Scuola Normale Superiore e altre iniziative. Nel 2004, a fronte del sequestro del Teatro a seguito di uno spettacolo organizzato in collaborazione col Teatro Verdi, l’allora Soprintendente Malchiodi scrive quanto segue:

PISA 26 ottobre 2004 – alla procura della Repubblica Pisa / c.a. Procuratore consigliere Enzo Iannelli / c.a. GIP Dott. Alberto Panu

 

OGGETTO: Istanza di dissequestro fasc. n. 7263/04 RGIP – Pisa (PI) ex Teatro Rossi, P.zza Carrara e via colleggio ricci – Richiesta di dissequestro cantiere

 

Con disposizione GIP del 21/10/2004 era stato sequestrato l’immobile in oggetto di proprietà demaniale in uso alla Soprintendenza.

Reso noto che fin dal 1997 l’immobile è stato concesso ad uso gratuito (L. Ronchey) per eventi culturali, destinati solo ad un numero limitato di persone compatibilmente alle condizioni di sicurezza, ma in vario modo pubblicizzati dai concessionari, mirati esclusivamente alla valorizzazione, e che anche da tale iniziativa proviene il riconoscimento del Ministero per i Beni Culturali nell’assegnare alla Soprintendenza dei fondi consistenti per il recupero dell’immobile inserito nel contesto del sistema museale degli Uffizi Pisani.

(…) per gli anni finanziari 2005/2006/2007 sono stati assegnati consistenti finanziamenti dal superiore Ministero, per opere di sicurezza, restauro e adeguamento funzionale relativo al Complesso Monumentale degli Uffizi Pisani, di cui fa parte l’ex Teatro Rossi.

IL SOPRINTENDENTE Guglielmo M. Malchiodi

 

Si segnala infine l’apertura al pubblico del Teatro in occasione delle Giornate del Fai:

 

Apertura giornata del FAI

Il sabato 26 e domenica 27 marzo 2011 si è svolta la 19° Giornata FAI di Primavera che ha visto l’apertura al pubblico del Teatro Rossi di Pisa, iniziativa fortemente voluta dall’assessore alla cultura Silvia Panichi e commentata positivamente dal vicesindaco Paolo Ghezzi.