Performativity: Pasts, Presents, and Futures – Performing arts

sabato 29 giugno ore 21

Performativity: Pasts, Presents, and Futures

Connecting Fingers // Egon Botteghi // Filippo Bosco

Live performances

Nell’ambito della seconda conferenza del Cirque (Centro Interuniversitario di ricerca queer) e della decima conferenza del Queering Paradigms Network dedicata al tema della perfomance e della performatività, il Teatro Rossi Aperto ospita i lavori di Connecting Fingers Company, Egon Botteghi e Filippo Bosco.

Programma della serata

Inizio ore 21.00

Sex in Translation [15’]
Connecting Fingers Company
Concept: Sara Fortuna
Coreografia: Daniela Lucato
Performers: Nicola Campanelli, Roberta Ricci, Giulia Fani
Music: David Travers

Mi chiamo Egon # 2 “Un posto nella storia” [40’]
Lezione performativa di “storia trans*”
di Egon Botteghi

intervallo

The Three O’Clock Sitting [30’]
Filippo Bosco e Diego Finello
Original music: StonVud

SEX IN TRANSLATION

Connecting Fingers Company

Concept: Sara Fortuna

Coreografia: Daniela Lucato

Performer: Nicola Campanelli, Roberta Ricci, Giulia Fani

Musica: David Travers

Durata: 15 minuti

La performance Sex in Translation affronta il tema della sessualità esplorandone le traslazioni simboliche che si allontanano dalle sue forme socialmente accettate e assunte come naturali. Se il sesso è un linguaggio la performance cerca di condurlo in luoghi in cui esso gira a vuoto. Lo stesso concetto di traduzione è usato in maniera ironica e provocatoria.

Il progetto si rifà alla riflessione di Judith Butler sul queer; abbiamo in particolare discusso e utilizzato il suo articolo “Gender” (in Dictionary of Untraslatables, 2014), in cui Butler usa l’interpretazione psicoanalitica di Laplanche e Pontalis dell’esposizione dei bambini alla sessualità adulta e la loro tesi del loro necessario fraintendimento e dunque traslazione di essa. Butler arriva a concludere che la nostra sessualità adulta è la decifrazione creativa dei messaggi criptici e spesso minacciosi dei nostri genitori e del mondo adulto a cui siamo stati esposti durante l’infanzia (e il saggio si conclude dando voce a tale urgenza: “Presto – datemi un modo per tradurre !”). La ricerca coreografica ha come suo perno l’interazione tra due adulti in cui lo scambio sessuale viene traslato decostruendo i suoi tratti stereotipici a partire dalla dimensione della pornografia come espressione dei rapporti di potere nel patriarcato capitalista di oggi. In questi giochi di traduzione la sessualità mostra la sua connessione con un desiderio onnipotente in cui le opposizioni tra buono e cattivo, piacere e dolore, attività e passività sembra svanire in una metamorfosi di forme e sensazioni.

Mi chiamo Egon # 2 “Un posto nella storia”

Lezione performativa di “storia trans*”

Egon Botteghi

Durata: 40 minuti circa

Noi persone trans abbiamo bisogno di sapere di non essere escrescenze nate sulla pelle delle tecnologie mediche occidentali e sottoprodotti del capitale ma che scorriamo da sempre nel sangue degli esseri viventi, che siamo esseri reali.

In questo testo teatrale contrapponiamo la storia di una transizione ftm nel nostro Paese, tra pressione sociale e dispositivi medici, e alcune vicende di persone “trans” nella storia e in altre culture, per far apparire come la persona trans per vivere e per identificarsi positivamente non abbia bisogno del potere “salvifico”, ma in fondo coercitivo e ricattatorio, dei nostri dispositivi medici e legali.

Attraverso l’uso di alcune immagini viene posta in essere anche una riflessione sull’accostamento tra le persone trans e le persone animali non umane.

La narrazione riguardo alle persone trans in Italia è ancora bloccata ad una idea patologizzante e di derivazione psichiatrica: si parla ancora delle persone trans come persone “nate nel corpo sbagliato”, che “soffrono perché prigioniere del proprio corpo”, che “odiano il proprio corpo”. La persona trans viene vista, e portata a vedersi, come un corpo che ha qualcosa di difettoso, che deve essere aggiustato per riallinearlo alla mente, che ha bisogno di essere registrato, come una macchina che è andata fuori fase, per riportarlo ad una “serena” espressione di genere, che riconfermi l’essere “uomo” o “donna” nella società italiana.

Queste narrazioni condizionano fortemente la percezione che di sé hanno le persone trans e la loro libertà di espressione.

Tutti i discorsi per e tra trans sembrano concentrarsi su ormoni, operazioni e ospedali.

Riteniamo invece che la transessualità sia soprattutto una questione sociale e che il non allineamento mente-corpo sia piuttosto un problema che riguarda i principi fondativi della nostra cultura occidentale cartesiana.

In questo viaggio attraverso le narrazioni della “transessualità” in altre culture, non sottoposte a procedure mediche, proponiamo discorsi rivolti al potenziamento dell’identità delle persone trans in chiave non patologica, favorendo una identificazione positiva.

Lo spettacolo è scritto e messo in scena da persone trans.

THE THREE O’ CLOCK SITTING

Filippo Bosco e Diego Finello

Musiche originali: Pietro Bosco

Durata: 15 minuti

 Alle tre del pomeriggio, in uno dei primi e soleggiati giorni della primavera del 1924, nel suo studio di Nizza Henri Matisse ritrae la sua modella prediletta, Henriette Darricarrère. Il quadro è curioso: invece del solito nudo o della messa in scena come odalisca, Henriette dipinge al cavalletto e un modello posa per lei.

La reinvenzione e la sovversione di uno schema, quello del Pittore e la Modella come “luogo comune” dei musei e della cultura del mondo occidentale, suggeriscono la proposta di una performance entro la cornice del Secondo Congresso Internazionale del CIRQUE – Centro Interuniversitario di Ricerca Queer. Con gli strumenti della pratica drag e del concetto di performatività, The Three O’Clock Sitting mette a soqquadro un atelier e ne decostruisce creativamente i binarismi e gli essenzialismi.

Nata in seno alla riflessione sulle pratiche queer che trova spazio presso l’Università di Pisa, la performance costituisce il debutto del performer drag Diego Finello e dell’autore Filippo Bosco.